L'artificio del sangue nel mondo del cinema
Ci sono decine di ricette diverse per il sangue finto da usare a teatro e nel cinema, selezionate in base alla luce, alla resistenza all’umidità, al fatto che si tratti di sangue arterioso (più chiaro) o venoso (più scuro) e allo stile del regista. Un maestro della rappresentazione della violenza come Quentin Tarantino utilizzò tre tipi di sangue finto, diversi per colore e consistenza, in Kill Bill vol.1, a seconda che si stessero omaggiando film di arti marziali, di samurai o gli spaghetti-western, spiegando che non voleva assolutamente “il sangue dei film horror”. Tarantino utilizzò quasi 1800 litri di sangue finto per il film.
All’epoca del bianco e nero, i registi usavano sciroppo di cioccolato, che aveva una
consistenza simile a quella del sangue vero ed era adatto a rendere al meglio il contrasto tra bianco e nero. Lo sciroppo di cioccolato fu utilizzato come sangue finto per moltissimi anni e in svariati film, tra i quali il celebre Psycho di Alfred Hitchcock (1960).
Con i film a colori le cose cambiarono: lo sciroppo di cioccolato era troppo scuro e denso per apparire verosimile, così vennero sperimentate nuove ricette. Tra gli anni Sessanta e Settanta un farmacista inglese in pensione, sperimentò una nuova formula per il sangue finto che da allora iniziò a chiamarsi Kensington Gore ed è ancora oggi la ricetta più semplice ed economica per realizzare il sangue finto: sciroppo di mais e colorante alimentare rosso. È lo stesso tipo di sangue che utilizzò Kubrick durante la scena del fiume di sangue che esce dalla porta dell’ascensore in Shining.
Ma l’uomo che rivoluzionò l’uso del sangue finto nel cinema fu il truccatore statunitense Dick Smith – ancora oggi nei workshop di trucco ed effetti speciali viene insegnata la sua formula per il sangue finto, economica ed efficace allo stesso tempo – che lavorò per film “sanguinolenti” come Il Padrino (1972), L’esorcista (1973) e Taxi Driver (1976). Dick Smith aggiunse allo sciroppo di mais e al colorante alimentare il metilparaben (che serviva come conservante) per le scene più lunghe e la soluzione Kodak Photo-Flo, un liquido velenoso usato nello sviluppo fotografico, per assicurare che il sangue scorresse sulla pelle e bagnasse i tessuti, come quello vero.
E infatti il nuovo sangue si dimostrò un po’ troppo realistico: la Motion Picture Association of America (MPAA), l’organizzazione americana dei produttori cinematografici, minacciò di dare a Taxi Driver di Martin Scorsese il rating “X”, ovvero di vietarlo ai minori di 17 anni, per la sequenza finale della sparatoria. La Columbia Pictures disse a Scorsese di ritoccare il finale affinché ottenesse il rating R (vietato ai minori di 17 anni non accompagnati dai genitori), altrimenti ci avrebbero pensato loro. Scorsese trovò una soluzione: per rendere il sangue meno realistico desaturò il colore fino a che assunse una tonalità seppia, tendente al marrone. Secondo Scorsese il nuovo sangue era ancora più inquietante dell’originale, ma la MPAA non la pensò così e diede al film il rating R.
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